Scopri il legame che intercorre tra l’attività Ghiggini e la “Carta Varese”.

 

Dai Remondini alla Carta Varese, la storia “Vidi l’opra, o signor, de l’animoso/genio remondinian superba figlia/che divide, che trita, e che assottiglia/le bianche fila del papiro acquoso”.

Jacopo Vittorelli, poeta (Bassano, 1749-1835)

 

Tra il 1660 e il 1860 la Casa Remondini di Bassano del Grappa in provincia di Vicenza acquistò fama in tutto il mondo per l’imponente attività editoriale in proprio di libri di devozione, editti, immagini di Santi e stampe a soggetto popolare. Il vero fondatore delle attività industriali della famiglia fu Giovanni Antonio (1650-1711) che da Padova si trasferì a Bassano dove iniziò una serie di attività “…non disponendo d’altro che della buona volontà in circa sessant’anni riuscì ad accumulare sostanze che non erano inferiori a quelle di molti patrizi veneti”. Alla sua morte lasciò ai suoi eredi Francesco e Giuseppe una stamperia, un lanificio, alcuni negozi, una tintoria, una cartiera e un cospicuo numero d’immobili. A causa dei difficili rapporti che intercorsero fra i due fratelli, le discussioni sulla separazione dell’eredità si protrassero fino al 1725, anno in cui finalmente si arrivò a definire Giuseppe unico proprietario della stamperia che per primo si impegnò a curare l’espansione dei commerci e ad uscire dal limitato ambiente bassanese. I torchi vennero impiegati nella stampa delle immagini di Santi la cui diffusione fu portata avanti grazie all’opera dei venditori ambulanti originari dei paesi del Tesino un altipiano laterale della Valsugana. L’intensa attività dei Tesini e dei venditori ambulanti delle Valli del Natisone portò a una radicale espansione del commercio delle stampe remondiniane che interessò praticamente tutta l’Europa e in particolare la Germania, i Paesi Bassi, la Spagna, la Francia, la Russia, l’Austria, l’Ungheria, e la Croazia. Giuseppe Remondini morì nel 1742; la direzione della competitiva Ditta G. Remondini e figli venne presa in carico dal figlio Giambattista e dal nipote Giuseppe grazie ai quali raggiunse il massimo del prestigio. Giambattista “…alla sua morte lasciò la stamperia più grande della repubblica veneta e, secondo le sue parole e le opinioni di molti contemporanei, la più grande d’Europa”. La situazione mutò quando Giuseppe successe alla guida della Ditta; la sua figura venne esaltata dagli scrittori bassanesi come personaggio nobile, colto e raffinato che era mancato nella storia dei Remondini. La Ditta raggiunse l’apice della crescita, ma le difficoltà provocate dalle guerre napoleoniche, il mutamento dei gusti popolari, la rivoluzione delle tecniche industriali, la caduta della Repubblica Veneta e la conseguente fine della sua politica protettiva, segnarono l’inizio del declino della famosa Casa Remondini. Giuseppe morì nel 1811, ma la caduta dell’impresa continuò anche quando gli successe il figlio Francesco e l’ultima erede Teresa Gioseffa Remondini, che nel 1848 cercò di restituire alla Casa l’antico splendore stipulandone la cessione a una società di capitalisti padovani. Dopo tredici anni di attività, la situazione non migliorò e Teresa fu costretta a chiudere lo stabilimento. A cavallo tra il 1859 e il 1860, dopo ben duecento anni di imponente attività, le varie produzioni vennero vendute e smembrate tra le città di Bassano e Venezia. Nel 1893 il più importante collezionista e studioso italiano di stampe popolari, Achille Bertarelli, acquistò a Bassano “…dal cartolaio Menegazzi 3 quintali di stampe remondiniane per lire 350”. Queste stampe ora si trovano presso il Castello Sforzesco, Milano e sono custodite nell’omonima Civica Raccolta delle stampe Achille Bertarelli.

Lo sviluppo delle carte silografate non andò in totale declino, poiché tra il 1900 e il 1902, la Contessa Pasolini, semplicemente per passione, decise di riattivarne la produzione e coinvolse alcuni parenti nella nobile impresa. E’ proprio grazie a questo avvenimento che si spiega da questo momento in poi il significato della sigla “PESP – STAMPI REMONDINIANI” presente sui fogli di carta decorata. Tale marca fu registrata e presenta le iniziali dei cognomi di Remigia Ponti Spitalieri, Ester Esengrini Ponti, Antonia Suardi Ponti e Maria Pasolini Ponti, eredi comproprietari delle matrici remondiniane. Secondo la testimonianza di Salvatore di Giacomo, nel 1924 la stampa fu affidata all’Istituto Arti Grafiche di Bergamo. Non è chiaro il susseguirsi degli eventi perché già attorno al 1904 il varesino Giuseppe Rizzi inizia a commerciare la carta. L’attività di Varese così si innesta nella tradizione artistica della stampa di carta decorata, grazie soprattutto alla “…migrazione di questi legni, alcuni della fine del XVIII altri invece del XIX secolo, che diedero origine agli stampi della Carta Varese, la quale ben presto assunse forme sue particolari e fu quasi altrettanto famosa che le carte remondiniane”.

Il Rizzi riprese la realizzazione di questo particolare manufatto servendosi della Cartiera Molina, all’epoca già famosa e produttiva stamperia attiva a Malnate, lungo il corso del fiume Olona. Egli fu essenzialmente un negoziante di oggetti d’arte e antichità, come recitava l’insegna del suo negozio che si trovava presso Via San Martino a Varese, ma egli ampliò enormemente il mercato della carta. L’imprenditore fu solito inviare a potenziali clienti raffinate lettere scritte in inglese e francese in cui raccontava in sintesi la storia della Carta Varese inserendo all’interno di buste piccoli campioni. Grazie a questo semplice espediente egli riuscì a commerciare il manufatto in Svizzera, Belgio, Francia, Spagna e Inghilterra, fino a raggiungere gli Stati Uniti d’America. Giuseppe Rizzi morì nel 1931, ma l’attività continuò grazie all’intraprendenza del figlio Cesare che purtroppo morì pochi anni dopo nel 1939 e a cui seguì la definitiva cessazione della produzione della carta. L’anno seguente, nel ’40, la Ditta Ghiggini acquistò in blocco dal Negozio Rizzi tutte le rimanenze di fogli ed iniziò nel suo laboratorio una nuova attività di lavorazione di oggetti in carta sui quali venivano applicati, su fondo bianco, disegni e decorazioni ritagliate da fogli di Carta Varese. Presero forma nuovi modelli decorati di servizi da scrittoi, portaritratti, scatole, vassoi e originali piatti di cartone che venivano appesi alle pareti. L’avvento della Seconda Guerra Mondiale creò difficoltà economiche, ma questa particolare produzione, tipicamente locale, semplice e allo stesso tempo raffinata riuscì comunque a riscuotere molto successo e venne commercializzata per decorare le abitazioni piuttosto che per essere regalata. La Carta Varese visse così il suo momento d’oro in quanto il suo stile ben si armonizzava con quello liberty ed eclettico di alcune ville del borgo di Velate e di Sant’Ambrogio Olona. L’interesse relativo alla diffusione della carta decorata iniziò una lenta decadenza attorno al 1948 a causa dell’esaurimento di fogli e soprattutto all’introduzione capillare di sistemi meccanici di produzione. Il fascino e il contenuto estetico della famosa Carta Varese andò così perdendosi soprattutto in seguito alla volontà di portarne avanti la produzione a livello industriale con una certa ripetitività delle tipologie e forme. Infine nel 1957 gli stampi superstiti ritornarono al Museo Civico locale di Bassano del Grappa grazie al lascito Esengrini, Pasolini e Suardi e all’intercessione del conte Guido Suardi di Bergamo. Questo manufatto nell’arco degli anni si è andato trasformando, da prodotto artigianale a oggetto di raffinato collezionismo, da parte di esperti ricercatori del settore.

Breve bibliografia:

M. INFELISE, I Remondini di Bassano, Tassotti Editore, Bassano del Grappa, Giugno 1980.

M. INFELISE, I Remondini di Bassano, Tassotti Editore, Bassano del Grappa, Giugno 1980.

A. BERTARELLI, Emporium, La Remondiniana di Bassano Veneto vol. LXIII, n. 408, Dicembre 1928.

S. DI GIACOMO, Emporium, La stamperia Remondini di Bassano e le carte di Varese, Bergamo, Gennaio 1924.

G. BARIOLI, Mostra dei Remondini calcografi stampatori bassanesi, Museo Civico di Bassano del Grappa, Stamperia Vicenzi, Bassano del Grappa, 1958.

Vedi l’elenco delle maggiori collezioni di carte decorate in: A. MILANO e M. FANTINATO, Remondini. Le stampe, le carte decorative, Bassano del Grappa, Tassotti Editore, 2007.

Ghiggini & la Carta Varese
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